Chi non ama è nella morte
4 novembre 1973.
Figli diletti, sia pace a voi! Siano ripieni i vostri cuori di grazia e di gioia, come lo furono quelli dei due discepoli di Emmaus che, incontrandomi nel cammino, mi vollero con loro a mensa.
Sono Gesù, vostro divin Maestro. La lezione che vi voglio impartire sia per voi come un prezioso alimento, che vi sostiene nel viaggio e vi dà forza.
Voglio parlarvi dell'amore. Sapeste come desidero siano santificati questa parola, così sciupata, e questo sentimento, così spesso confuso con la passione!
L'Amore è Dio, che in Me suo divin Figlio, ha preso un aspetto, una figura umana. L'amore è vita e dall'amore creatore è venuto il mondo.
Dio è Amore e vuole comunicare ai suoi figli il suo desiderio d'amore. Dona instancabilmente amore alle sue creature e desidera che, come riverbero, si elevi incessantemente, da parte di esse, un atto d'amore continuo.
Sapendo però quanto l'uomo è facile a dimenticare i benefici che riceve, Dio ha voluto che nei Comandamenti fosse scritto questo suo desiderio d'amore.
Fin dalla creazione i Comandamenti furono impressi nell'anima di ciascuno; ma quando Dio scelse un popolo dal quale sarebbe venuta la salvezza, gli affidò, per mezzo di Mosè, la sua Legge che, incisa su tavole di pietra, doveva ricordare continuamente agli uomini il dovere d'amare.
Ora il popolo cristiano ricorda le mie parole, che fanno dell'amore il centro, la vita e la legge del cristianesimo. Avete tutti il dovere di amare. È un dovere che vi viene imposto da Dio stesso, che afferma: "Chi non ama è nella morte".
L'amore, per un cristiano, è come un brillante con doppia sfaccettatura: egli deve amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze, e deve amare il prossimo come se stesso.
Se mi chiedete come potete amare Dio nel modo più completo, vi indico i primi tre Comandamenti. Vedete Dio, che si presenta a voi con la sua maestà infinita e vi dice: "Io sono Colui che è" (Esodo 3:l4). Egli è l'Essere per eccellenza. Tutti esistono per suo volere. Egli è da sempre; nessuno lo ha preceduto da potersi dire più grande di Lui e nessuno potrebbe distruggere la sua esistenza eterna.
Ebbene, questo Dio di grandezza e di bontà infinita si rivolge a ciascun uomo e dice: "Amerai il Signore Dio tuo" (De 6:5). Questo amore richiede perciò adorazione, obbedienza, rispetto, offerta e immolazione. Deve tendere all'assoluto, ed esige l'allontanamento di ogni cosa che cerchi in vario modo di occuparne il posto.
Dice, infatti, il Signore: "Non avrai altro Dio all'infuori di Me". (Esodo 20:3)
Entrano spesso nella vita dell'uomo cose che lo attraggono in tal misura che egli è portato a dipenderne e fare di esse veri e propri idoli. Così entra la ricchezza, il piacere, la bellezza, la potenza e la gloria: gli uomini si attaccano a queste miserie come gli ebrei al vitello d'oro, togliendo a Dio, in parte o totalmente, l'amore che gli è dovuto.
L'uomo dovrà allora rinunciare ad ogni cosa umana? No, non dovrà rinunciare, ma servirsi sapientemente di tutte, quali mezzi affidatigli per salire a Dio.
Se una cosa materiale interrompesse il legame d'amore che vi deve unire a Dio, potreste ben applicare anche a voi quel che dico nel Vangelo a proposito dello scandalo: "Se il tuo braccio, il tuo occhio, il tuo piede ti scandalizzano, tagliali, perché e meglio salvarsi con un braccio solo, un occhio solo o un piede solo". Mt 5:29-30; Mc 9:43-47
C’è poi il Comandamento che dice: "Ricordati di santificare la festa". (Esodo 20:8)
Non vi pare che nell'amore che si deve a Dio sia da includere la rinuncia ad opere servili e ad impiegare le ore di quel giorno in altro modo che onorando Dio? Quant'è triste pensare che il giorno festivo, l'unico che Dio vuole completamente consacrato a se, sia il giorno in cui più sfacciatamente si commettono peccati e in cui, trascurando i doveri religiosi e le opere buone, si fa del divertimento il solo scopo.
Così, figli, senza dimenticare che il corpo ha le sue necessità, v'invito a difendere questo diritto che Dio ha di essere amato e servito nel modo da Lui desiderato.
Molti dicono di amare il prossimo, forse solo perché sanno protestare e fare la voce grossa in favore dei poveri e degli operai. Ma come potrà essere efficace l'amore del prossimo, se non è basato sull'amore di Dio, unica sorgente di vera carità?
Molti si giustificano dicendo che amare il prossimo è come amare Dio, indipendentemente dalla fede e dall'osservanza dei suoi precetti. No, figli, come non può sussistere vero amore di Dio senza amore del prossimo, così non può esserci vero amore del prossimo senza amore di Dio: queste sono due cose distinte, di cui una è la base e l'altra l'edificio che su di essa poggia.
Il volto umano di Dio voi l'avete visto in Me, che mi sono fatto uno di voi. Per sapere se veramente amate Dio, potete dire a voi stessi: "Tutto ciò che io faccio al mio prossimo, lo faccio a Gesù. Tutto ciò che nego al mio fratello, lo nego a Gesù". (Mt 25:40)
Ciò che danneggia i fratelli, addolora il mio cuore e ritorce il danno su chi compie il male.
Un solo legame deve unire, nella fede e nell'amore, i figli di Dio. Tutti sotto lo sguardo di un unico Padre. Tutti tesi ad onorarlo e a lavorare per la sua gloria, chiamando tutti ad amarlo. Così sia.
A voi dunque questo duplice compito: ricambiare questo amore e prodigarvi perché sia conosciuto anche dagli altri. Figli, siate ripieni d'amore e portate dovunque un incendio di carità.
Vi benedico tutti, stringendovi uno a uno al mio cuore sacratissimo.
Commenti
Posta un commento