Nessuna vita è inutile

 


16 agosto 1973.

Figli miei diletti, pace a voi, salute e grazia.

Io sono il buon Pastore che va in cerca delle pecorelle smarrite e che tiene strette a lui quelle fedeli.

Può sembrare che Io abbia uno strano modo di dimostrare il mio amore. Conduco le anime per i pascoli eterni, le abbevero all'acqua salutare della grazia, dò loro in nutrimento la mia Parola e la mia Carne, e poi faccio doni che provocano ripulsa: la sofferenza fisica, morale, spirituale. Stringo così fortemente al cuore i miei amici, da renderli partecipi dei miei stessi dolori. Chi ha un amore ardente ed una fede sincera, mi comprende e capisce anche il privilegio che gli viene fatto: nella sofferenza trova la gioia più pura e ne fa l'offerta più preziosa.

Chi invece vive superficialmente e non conosce i miei desideri e i miei segreti, si affligge pensando di non meritare quello che gli appare un castigo. E va enumerando i meriti di tutta una vita, passata osservando fedelmente la legge, come se ogni pena dovesse necessariamente aver la sua causa in una qualche colpa.

Vi è chi, nel dolore, si accosta maggiormente a Me e valorizza anche per i fratelli il proprio soffrire e vi è chi si allontana e mette in dubbio la mia bontà, nega la giustizia di Dio e si lascia prendere dalla disperazione.

Lavora molto il maligno in questo stato di cose, giacché egli, non potendo portare al male le anime col peccato, le porta alla sfiducia allontanandole dal bene.

Figli, chi sa comprendere il valore della sofferenza, ne diventa desideroso come le pecorelle che bevono avidamente l'acqua della fonte o il latte della madre. La sofferenza è quel soave liquore che diventa, al tempo stesso, sostegno e medicina per sé e per gli altri.

Quante volte mi presento agli uomini elemosinando un po' di amore!

Se, per amore, Io intendessi un semplice sentimento umano, espresso solo a parole, forse troverei molte persone disposte a seguirmi; ma quando l'amore diventa sinonimo di sacrificio, le file si assottigliano sempre più.

Anche le opere di Dio incontrano nel loro esplicarsi contrasti, tribolazioni e incomprensioni. Eppure, chi resta saldo, chi accetta, chi guarda in alto, arriva a compiere opere utili all'umanità. Vi sono in questo mondo, uomini che a prima vista sembrano dei falliti. Hanno avuto grandi desideri di santità e di bene; hanno intrapreso molte opere, senza riuscire a portarne a compimento nemmeno una. Se hanno cercato di far parte di una comunità, si sono visti allontanati; se hanno desiderato formare una famiglia, ogni ostacolo si è frapposto. Costoro si lasciano cadere le braccia e dicono sconsolati: "Perché siamo nati? Perché viviamo? Sarebbe meglio morire".

Io invito tutti questi sfiduciati a guardarmi, a studiarmi e a tirare le conseguenze. Io, Figlio di Dio, con un mandato di salvezza universale, sono nato in una stalla e vissuto nella povertà. Dopo trent'anni di lavoro e tre anni di apostolato nella vita pubblica, durante i quali ho compiuto miracoli a non finire e dopo aver parlato più con l'esempio che con la parola, quasi fossi stato il più grande malfattore e come se a nessuno avessi fatto del bene, sono stato condannato alla croce.

Non è stato un fallimento completo il mio? In apparenza sì e il piano di salvezza doveva, in quel momento, apparire agli uomini come una chimera. Così pensavano anche i due discepoli diretti ad Emmaus, quando mi incontrarono.

Ma attraverso la croce si arriva alle stelle e voi sapete come, da duemila anni, la mia vita e la mia croce sono un dono e un esempio per tutti.

Che dovrete fare perciò, voi che vedete passare i vostri anni in un susseguirsi di delusioni, di contrarietà e di affanni?

Guardate Me e pensate che nessuna vita è inutile quando è vissuta per il Signore. Ricordate che il Signore non guarda l'importanza dell'opera, ma l'amore con cui è compiuta. Dal vostro apparente fallimento matureranno frutti insperati e inaspettati. Quei desideri buoni che voi avete coltivati e a cui avreste voluto dare le ali, sono considerati da Dio come una realtà. Non lamentatevi dunque né di Dio né del prossimo che, forse involontariamente, ha contribuito al vostro insuccesso, né di voi stessi che, pur avendo avuto buona volontà, avete forse mancato solo di capacità o intraprendenza.

Così, mantenendo la pace nell'amore di Dio, potrete lasciare ai vostri compagni di viaggio un ricordo edificante.

Vi vorrei dire tutte le preziose tenerezze, che il buon Pastore adopera per quelle pecorelle un po' ribelli che sfuggono alle cure premurose. Mi accontento di dirvi che quando una parola vi suona dura dovete interpretarla come segno dell'amore misericordioso con cui seguo i lontani.

Così perseguito le anime, mettendo in atto tutte le mie arti divine per attrarle a Me. Il candore distrutto dal peccato, è ridato amorevolmente a tutti coloro che con docilità accettano la mia opera di salvezza.

Figli carissimi, siate collaboratori fedeli in tale opera di salvezza! Che tutti siano salvi! Sia questo il più fervido grido che, partendo dal cuore di ognuno, arrivi fino al cuore del Padre Celeste e, per riverbero, ad ogni anima.

Vi benedico tutti, uno a uno, secondo la missione e vocazione che vi è stata affidata. Siate sempre pecorelle fedeli e fate che la vostra preghiera riporti all'ovile i dispersi.

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