La virtù della Speranza
Gesù
Figlia mia, ascoltami: sono Gesù che ti parla. Accogli con fede la mia parola e traducila in pratica. Che importa che ti parli all'orecchio o nel cuore? Che ti parli alla mente o che ti ispiri? L'importante è che Io ti parli e che tu mi ascolti.
Ricevi i miei consigli con gioia e i miei comandi con rispetto. Ubbidisci e sii docile.
Ora ti parlerò della speranza.
È una delle virtù teologali per cui sperate che dopo questa vita terrena potrete raggiungere la vita eterna nella gloria del Paradiso.
Questa certezza non è appoggiata sui vostri meriti che, da soli, non varrebbero ad ottenere una tal ricompensa, ma sui meriti miei infiniti, essendo Io il Figlio di Dio che, sacrificandomi sulla croce, ho pagato per voi.
Per usare di questi meriti devi essere unita a Me e permettermi di far circolare in te la mia vita.
La speranza cristiana è fondata sulla verità delle mie parole, che chiaramente hanno detto dell'esistenza di una Gloria, dove Io pure salii dopo la mia Risurrezione. «Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Così ho detto agli apostoli: «Vado a prepararvi un posto, perché dove sono Io siate anche voi».
Io salii verso il Cielo per mia virtù, perché là è la dimora di Dio, la Gerusalemme Celeste, il Paradiso.
Tutto passa quaggiù, è breve la vita, è un periodo di prova, è un pellegrinaggio; ma la vita del Cielo è eterna.
È vero che tu devi operare il bene per amore di Dio più che per la ricompensa che Egli ti donerà; ma non devi disprezzare, anzi ti deve essere d'incitamento e di sprone a sempre meglio sperare, il pensiero che, così facendo, tu puoi piacere a Lui e che di tutto ti sarà data una ricompensa.
Nulla andrà perduto e, con la stessa precisione con cui saranno vagliate le tue azioni, pensieri e parole cattive, saranno premiate quelle buone fino a darti la ricompensa anche di un bicchiere d'acqua dato per amor mio.
Siete tanto facili in questo mondo a scoraggiarvi e a fare confronti, e pensate che non valga la pena di essere buoni perché vedete che i cattivi trionfano e i buoni soffrono... È uno sbaglio enorme che voi fate.
Se ti potessi spiegare che cosa sia il godere di Dio e come questa visione porti con sé ogni gioia, tu non temeresti di affrontare il martirio, di sopportare ogni tribolazione pur di raggiungerlo.
Non invidiate i gaudenti di questa terra! Vi posso dire intanto che nessuno va esente dal dolore finché è quaggiù.
Tu vedi una persona e ti sembra felice e ti pare che per lei tutto proceda a gonfie vele. Ma ti sbagli; tu non scruti i cuori. Forse la sua sofferenza morale supera la tua sofferenza fisica.
La sofferenza poi, è più o meno profonda in proporzione alla sensibilità dell'individuo. Ognuno ha la sua natura e il suo carico da portare.
C'è chi lo riceve con serenità; rendendosi conto della sua responsabilità, prosegue il suo cammino. Sa che la vita va accettata e vissuta così com'è, perciò non l'appesantisce di più né per sé né per gli altri.
C'è chi si sofferma a ogni piccolo inciampo e ne fa una tragedia; vuol essere aiutato, inveisce contro il sasso che l'ha ostacolato e via, via. Come vedi, essere felici più o meno dipende da molti fattori, e soprattutto dalla formazione morale, dal carattere e dalla sensibilità.
È vero che molte persone sembrano particolarmente colpite e pare che le sofferenze si succedano in continuazione; ma Io do a tutti la forza necessaria per portare la croce, purché me la chiedano.
Essi però devono contribuire con buona volontà, guardando le sofferenze dal lato buono, ricevendole come un dono (e lo sono, in realtà), evitando di tormentarsi al pensiero di ciò che può loro capitare per l'avvenire.
Voi non potete prevedere ciò che vi succederà, perché tutto è guidato dalla mia mano. Il proseguire con fiducia da più serenità. Io te lo dico, figlia mia: la maggior parte delle croci ve le fabbricate voi.
Vi sono poi gli egoisti che rifiutano ogni sofferenza e addossano agli altri il loro peso. Ecco un secondo motivo delle disuguaglianze. Ma sappiate, figli miei, che la croce, dopo che Io vi fui innalzato sopra, è lo strumento di salvezza per ciascuno di voi e per il mondo.
Senza croce non si arriva al Cielo.
La sofferenza è un mezzo di purificazione e se non vi è donata da Dio in questa vita, la dovrete incontrare nell'altra. Nessuno ne va esente.
Accetta dunque la tua croce giorno per giorno, abbracciandola con amore, come sono andato incontro Io al carnefice, che su di essa mi doveva inchiodare. Ne sentirai meno il peso, ti sentirai aiutata da Me e capirai il valore della sofferenza.
La via del Calvario è breve e termina al Cielo. La ti devi portare spesso con il tuo pensiero.
La tua speranza è questa: raggiungere Dio, vederlo faccia a faccia e goderlo per l'eternità.
Tienila sempre viva questa virtù e diffondila con parole buone: saranno di grande conforto a chi soffre e di benedizione per tutti.
Un'ultima cosa ti voglio suggerire, figlia.
Ama intensamente la Mia e tua Mamma, Maria. È la speranza dei cristiani che in Lei si fidano. Nessuno andrà perduto, se invocherà il suo nome con fede e con fiducia.
Maria vuol dire «amara» ed Ella, che le amarezze della vita le ha vissute e le ha provate, è in grado di capire e di sollevare ogni sofferenza.
Essa è in Cielo in anima e corpo. La speranza è diventata realtà, ma la vi aspetta tutti, perché una Mamma come Lei non può non preoccuparsi dei figli che sono ancora in esilio.
Maria, vostra Speranza, la invocate oggi.
Maria, vostra Gioia, domani la godrete per sempre.
Maria
Figli miei diletti, che il Signore ha predestinato a possedere e godere Lui per tutta l'eternità,
io vi saluto e vi dono pace. Sono la Madre della santa speranza.
La speranza è quella virtù che ogni bambino riceve nel santo Battesimo.
È una virtù teologale molto importante, perché per mezzo suo non viene a mancare in voi quella fiducia,
che vi fa contemplare il vostro Dio come Padre e riporre in Lui ogni desiderio e pensiero,
tutto attendendo da Lui, sia quegli aiuti materiali che vi fanno vivere,
come quelle grazie spirituali che vi aiutano a progredire nella fede e nella virtù.
La speranza, voi dite che è l'ultima a morire perché dura finché c'è vita. Bella virtù,
che animò di zelo gli apostoli che confidavano di ricevere come premio della loro azione il paradiso.
Bella virtù, la speranza che sostiene i malati e i tribolati nella loro pena,
e procura ad essi forza e pazienza allo stesso istante.
O santa speranza, tu sei la virtù che rende serena la vita del cristiano, per la quale, nel pellegrinaggio terreno, anche se duro, può scorgere una stella nel cielo che gli fa da guida.
La speranza vi fa desiderare di raggiungere il paradiso non per i vostri meriti, ma per quelli di Colui che, morendo sul Calvario, fu sepolto e risuscitò e salì al cielo promettendovi di prepararvi un posto.
Figli, io sono quella Madre che, vivendovi accanto, vi parla continuamente del cielo.
Io sono quella Donna vestita di sole con ai piedi la luna, col capo circondato di dodici stelle,
che l'apostolo Giovanni vide nel cielo e di cui parlò nel libro ispirato dell'Apocalisse.
A tutti io dico: figlio, figlia mia, sopporta con tranquillità quelle pene che ti fanno soffrire il cuore.
È breve il tuo soggiorno quaggiù. Là in alto, oltre le stelle, è la tua dimora.
Ti sembrano lunghi i giorni, interminabili le tue sofferenze?
Ma no, non vedi che già le rughe ti solcano il volto?
Non vedi quanti anche più giovani di te hanno lasciato la terra?
La vostra vita ha un valore immenso solo se la paragonate all'eternità, ma in se stessa, figli, è ben poca cosa. Coraggio, dunque e avanti.
Tra poco ci incontreremo in cielo ed allora il ricordo più bello per voi saranno le sofferenze,
che avrete sopportato con pazienza e per amore, perché esse sole saranno ciò che vi meriterà una ricompensa.
Figli, vi benedico e vi comunico la mia gioia.

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