La virtù della prudenza
Gesù
Figlia mia diletta, la lezione che ti impartirò sarà su un tema molto nominato ma poco conosciuto. Io ti parlerò della virtù della prudenza. Questa virtù è la conseguenza di altre, per cui non può sussistere senza di esse.
L'umiltà fa temere di sé, non si esalta, non esagera nell'entusiasmo, non presume nelle sue forze, non ostenta i propri meriti, non si arricchisce di quelli altrui, lascia a ognuno i suoi. Se deve parlare di sé lo fa con tutta sincerità, senza simulazione, dicendo sempre di meno che di più.
La prudenza cammina di pari passo; è come una sorella inseparabile. L'umile agisce con prudenza, il prudente con umiltà. Esser prudenti vuol dire esser attenti in ogni cosa per evitare i pericoli che vi circondano, andare con cautela in ogni cosa, ponderare bene ciò che si fa ed evitare ciò che è bene evitare. La prudenza è saggezza: infatti è più propria degli adulti. I fanciulli, i ragazzi, i giovani sono più portati ad essere imprudenti perché hanno meno esperienza.
La prudenza non fa chiasso: è silenziosa, è accompagnata sempre da un senso di timore che la fa essere guardinga nel diffondere le notizie. Preferisce parlar poco che troppo.
La prudenza è la virtù richiesta, anzi indispensabile a chi dirige. Meglio riflettere, ed esser prudenti, che lasciarsi trasportare dall'entusiasmo ed esser imprudenti. Si può essere imprudenti nel parlare e le vostre parole possono causare inquietudine, disagio, dispiacere in chi ascolta. Le parole imprudenti possono generare scandalo, scompigliare e turbare le coscienze, togliere la pace a chi ascolta.
Per un'imprudenza nel riferire notizie che dovevano stare segrete si sono avuti guai memorabili. Ricordate le spie durante la guerra. Ebbene esse raccolgono le notizie che gli imprudenti lasciano trapelare di bocca in bocca.
Si può distruggere, con parole imprudenti, la felicità di un individuo, di famiglie e di nazioni intere. Non per nulla è una delle virtù cardinali, perché sta alla base dell'edificio spirituale. È uno dei cardini su cui poggia la perfezione cristiana.
Si può esser imprudenti nell'agire. Chi è imprudente in questo senso è precipitoso. Non pondera le cose, vuol vedere subito la riuscita. Con facilità edifica e con la stessa facilità distrugge, poiché allo stesso modo con cui si entusiasma, si abbatte.
Ti potrei enumerare molte conseguenze di questo difetto che, dove regna, porta male enorme. Ti ho detto che la virtù della prudenza è una virtù cardinale. È come una colonna che sostiene l'edificio spirituale. Come una casa, se tu togli una colonna che la sostiene, cade; così togliendo la prudenza crolla tutto e avviene un vero disastro spirituale.
Ama tanto questa virtù che viene tanto nominata e poco praticata, perché non vi rendete conto della sua utilità; chiedila come dono a mia Mamma che è chiamata la Vergine Prudentissima e a Giuseppe che fu l'uomo prudente per eccellenza.
Basterebbe che tu volessi scorrere per un istante la vita di queste due creature per vedere come la prudenza si manifesta in ogni loro atto, in ogni loro parola. Quante cose avrebbero potuto dire essi che custodivano la Sapienza Incarnata.
Ma la prudenza suggeriva loro il silenzio. Forse avrebbero potuto raccogliere onori e applausi, preferivano raccogliere l'umiliazione, tacere ed esser prudenti. Lasciavano agire Dio al loro posto. Lasciavano che Dio li difendesse, che Dio parlasse, che illuminasse ogni evento.
Ecco che cosa è la prudenza; non fidarsi mai di se stessi. Lasciar agire Dio in noi, lasciar dirigere da lui i diversi avvenimenti della vita e rimanere ai suoi ordini.
Sii perciò prudente, che vuol dire umile; sii prudente che vuol dire saggio; sii prudente che vuol dire obbediente.
Sii prudente che vuol dire saper comandare alla propria bocca e alle proprie emozioni; sii prudente che vuol dire abbandonarsi in pace in Dio, eseguendo i suoi ordini con amore, con sincerità, con serenità, con gioia.
Eccoti riassunte in breve quelle virtù e doti che camminano di pari passo con quella prudenza che tu devi possedere e insegnare.
Maria
Figli miei diletti, chi è prudente, difficilmente avrà dei rimpianti nella propria vita. La prudenza non è timidezza e non è rispetto umano. Essa è rispetto della personalità altrui, che non fa agire sconsideratamente.
È timore di mancare di carità verso il prossimo e di venir meno alla Legge di Dio.
La prudenza è sorella dell'equilibrio e va sempre bene, perché serve a moderare gli entusiasmi e a non esagerare in nessuna cosa, anche quando sembra che esponendo con foga le proprie idee, possano essere accettate sicuramente. La prudenza rende vigilanti, per cui difficilmente si cadrà nei pericoli che inducono al male. La prudenza rende avveduti in ogni cosa, per cui i consigli dati da una persona prudente possono essere tenuti in considerazione. La prudenza rende miti e perciò adatti al comando, poiché chi è troppo corrivo non potrà guidare altre persone, ma correranno tutte nei pericoli.
Vi voglio sottolineare una frase riportata nel Vangelo. Vi ha detto il mio Gesù: "Non gettate le perle ai porci". Con queste parole intendeva dire che tutti devono praticare la virtù della prudenza, soprattutto i buoni, che nei loro desideri di bene possono essere guidati da un falso zelo.
La prudenza è figlia dell'umiltà e sorella della carità. Una persona veramente umile difficilmente sarà imprudente, poiché non avrà nessun desiderio di comparire nemmeno nel mostrare di conoscere quelle cose sante che danno tanta gioia al cuore. Ed una persona che ha la vera carità, sarà al tempo stesso prudente, perché temerà di offendere quella bella virtù imponendo le proprie idee e i propri sentimenti e non disprezzerà nessuno.
Per aiutarvi perciò a praticare la virtù della prudenza, vi voglio indicare e far apprezzare quali sono le perle preziose che voi ricevete. Sono gli insegnamenti divini che scendono nella vostra mente e vi scoprono le verità più belle della fede. Sono gemme profumate quelle parole che ammorbidiscono i vostri cuori e li rendono capaci di perdonare, facili ad amare, attenti nello scorgere i bisogni del vostro prossimo e prodighi nel dare a chi è nel bisogno aiuto e conforto.
Sono perle preziose questi doni che voi ricevete e che dovete custodire, poiché per guadagnarle, per scoprirle avete fatto come quell'uomo della parabola che non esitò a vendere tutto per comprare il campo dove era nascosto il tesoro.
Voi fate sempre così. Lasciate da parte tutto: il riposo, le comodità e persino gli impegni e il lavoro per venire qui, nel campo del Signore, a ricevere in eredità la perla preziosa. Una cosa che costa sacrificio vale di più e non si può buttarla e disperderla al vento.
Voi vi siete meritati con la vostra corrispondenza alla chiamata, quella preziosa parola: non avete che da riceverla con fede, con riconoscenza e con amore.
Forse dovrete fare come il servo infedele che seppellì il talento sotto terra? No, figli! Ma dei doni che ricevete, dovete far partecipi coloro che li fanno fruttare con intelligenza, non quelli che li disprezzano o li sciupano.
Nessun uomo della terra va considerato come un essere spregevole, poiché possiede un'anima fatta ad immagine e somiglianza di Dio ed è chiamato a godere di Lui in cielo per tutta l'eternità. A nessuno si devono rivolgere parole oscene ed offensive, perché, come Gesù ha detto, chi insulta il proprio fratello sarà condannato in giudizio o alla Geenna.
Voi però dovete essere così prudenti da saper distinguere; dovete constatare che il terreno sia rassodato per seminare del buon frumento. Così, per parlare delle cose preziose che ricevete e per diffonderle, dovete preparare il terreno, dovete pregare e, se è il caso, concimarlo con abbondanti lacrime. Allora si può sperare che la grazia predisponga i cuori affinché la divina parola venga accolta e porti frutto.
Quando perciò vi verrebbe voglia di parlare, di propagare, di far conoscere, riflettete su quanto vi ho detto: tastate il terreno e fate tutto con delicatezza e prudenza.
Lo so che molte volte la gioia che voi gustate è talmente grande che desiderereste farne partecipi tutti. Ma il mio Gesù vi ha insegnato con il suo esempio. Egli, il Figlio di Dio, ha voluto pazientare per ben trent'anni in una prudenza senza misura, prima di far conoscere la sua dottrina agli uomini. Poi ha cominciato a fare e ad insegnare.
Anche questo vi deve essere di grande insegnamento. Davanti al vostro esempio più che davanti alle parole, si incomincerà a credere ciò che voi direte. Vi vedranno più buoni, più sereni, più praticanti, più generosi e vorranno sapere a quale fonte voi attingete.
Io vi amo tanto e vi benedico, aiutandovi sempre. Arrivederci, figli, arrivederci!
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