Apostoli con bontà e delicatezza

 


24 Giugno 1976.

Figli diletti, eccomi qui con voi! Sono il Figlio del Dio vivente. Desidero che voi viviate della mia vita e che in me e per mezzo mio possiate godere di quella pace e di quella felicità che solo Dio vi può dare.

Oh, non avete costatato anche voi molte volte che, vivendo di fede e vivendo uniti al Signore, la vostra vita prende un senso nuovo? E non vedete ogni giorno meglio che coloro che abbandonano Dio si trovano come inguaiati in un mare di guai, che tolgono ad essi la pace?

Sì, figlioli, io vi voglio come immersi nel mio cuore, fornace ardente di carità, perché voglio che abbiate a gustare la gioia di essere miei. Quando un figlio riposa sul cuore del proprio padre, non ha nessuna preoccupazione. Quando ascolta il proprio padre, non è preoccupato che di fare la sua volontà mettendo in pratica i suoi consigli.

Questo dovete fare voi e, anche se al di fuori dovesse fare grande tempesta, voi dovete essere tranquilli perché ci sono io, io che veglio su di voi e vi custodisco.

Oggi però, mentre si ricorda colui che mi preparò la strada e mi annunciò come "l'Agnello che toglie i peccati del mondo", desidero darvi un incarico quanto mai importante. Da voi aspetto un'opera di apostolato meravigliosa.

Vi sono dei peccati che feriscono Dio direttamente e causano alle famiglie e alla società infiniti guai. Io vi mando come araldi in mezzo al mondo perché mi abbiate ad aiutare a togliere questi mali: la bestemmia e la trascuratezza del precetto festivo.

Si bestemmia dovunque, figli. Si dà poca importanza a questo peccato che ferisce il mio cuore. Bestemmiano piccoli e grandi fino a vantarsi di dire le parole più obbrobriose e fino a compiacersi di vedere i propri figli divenire uomini perché ormai sanno bestemmiare.

È il linguaggio del demonio, che prende dominio sul dolce idioma delle vostre terre, imbrattando e sconsacrando quelle lingue su cui molte volte si è posata la mia carne e il mio sangue.

Figlioli, se posso farvi una promessa, che certamente si avvererà continuamente, è questa: io benedico largamente e non lascio mancare l'aiuto e la Provvidenza a quelle famiglie nelle quali viene lodato, amato, onorato il Nome santo di Dio.

Il vostro apostolato di ammonimento, di correzione e di rimprovero, se è necessario, deve sempre essere accompagnato da quella bontà e da quella preoccupazione che vi rende assidui, precisi e pronti nell'adempimento dei vostri doveri, perché i bestemmiatori non possano rendervi responsabili delle loro collere e delle loro sfuriate.

Io santifico con la mia presenza quelle case dove il terzo comandamento: "Ricordati di santificare la festa" viene tenuto in massimo conto. Non chiedo che un giorno su sette che vi vengono donati, perché il pensiero di Dio abbia ad arricchirvi di forza per proseguire nei vostri lavori quotidiani.

Desidero che non manchi mai l'assistenza al santo Sacrificio in tal giorno e che la preghiera e le buone opere facciano fiorire l'amore di Dio e del prossimo.

Come può chiamarsi cristiano colui che, dimenticando i legami che lo uniscono a Dio, non riconosce che, a titolo di amore, di riconoscenza e di intercessione, deve fare quell'offerta meravigliosa che solo nel mio corpo e nel mio sangue è vera e completa?

Che cosa presenteranno i miei figli al Padre se dimenticano la mia azione di intermediario e di salvatore?

Sappiate che nessun'altra opera per quanto buona e grande potrà mai sostituire la Messa festiva. È una forza, una potenza, un aiuto e una ricchezza che avete a portata di mano e che molti trascurano.

Gli apostoli della Messa festiva saranno guardati da me con particolare benevolenza e ricoperti del mio sangue in vita e in morte. Comprendo in questo numero quei sacerdoti che continuamente insistono sul dovere di partecipare con fede e con amore al santo Sacrificio e le mamme e i papà che, dopo aver dato l'esempio, fanno opera di convincimento presso i propri figli. Non temano di urtare o di incontrare rifiuti. Il vostro dovere, cari genitori, è quello di non essere cani muti, anche se non potete dimenticare di usare bontà e carità.

Non potete tacere, quando vedete i membri della vostra famiglia che si ricoprono di una lebbra tremendamente pericolosa, quale quella della mancanza di fede e del peccato che ne consegue.

Altri apostoli della Messa saranno gli insegnanti. Quanto aiuto avranno nelle loro necessità coloro che ai propri alunni chiederanno informazioni sul brano evangelico ascoltato alla domenica e ne faranno motivo di commento e d'istruzione.

Anche alla categoria degli infermieri mi voglio rivolgere, perché essi sappiano far capire agli ammalati che il loro dolore e la loro malattia possono divenire una cosa sacra e possono essere la loro messa.

Ai bambini poi, chiunque li abbia in custodia, è necessario parlare della Messa, perché quando si è capito la necessità e la grandezza del mistero tutto diventa più bello e più desiderabile.

Così, in nome di Giovanni il Precursore, che santificato prima della nascita portò con essa una grande felicità nella sua casa, avverrà che voi, compresi della bellezza della Messa e facendo comunione con me, potrete portare nel mondo la persuasione che Dio ha dei diritti sugli uomini e che gli uomini hanno dei doveri verso Dio.

Ora vi benedico tutti. A tutti, tutti, il mio amore e la mia grazia. Rimanete con me ora e sempre.

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