Siete miei discepoli

 


1 febbraio 1973.

Figli diletti, sia pace a voi e grazia e amore. Sono Gesù di Nazareth. Sono in mezzo a voi a raccogliere le vostre invocazioni, per presentarle al Padre, e le vostre riparazioni, per farne per Me motivo di gioia e di riconoscenza. Sì, figli, motivo di riconoscenza, poiché di tutto ciò che mi offrite per amore, Io mi sento come debitore, per cui ricambio, con le grazie più belle. Che grande cosa sarebbe se tutti i cristiani praticanti, sentissero il dovere della riparazione! Che avviene nelle famiglie buone? Quando uno dei figli si comporta male, gli altri si fanno attorno ai genitori e moltiplicano l'affetto e le premure, così da far dimenticare, se fosse possibile, l'amarezza causata dalla cattiveria. Così deve essere di voi; così dovrebbero i buoni rafforzare i loro impegni, perché quei peccati che amareggiano il mio cuore, vengano riparati. Anche la freddezza di molti cristiani mi fa soffrire e mi spinge a ripetere ciò che lo Spirito Santo dice: «Poiché non sei né caldo né freddo, incomincerò col vomitarti lontano da Me». Quanto mi fa soffrire l'indifferenza con cui molti miei figli trascurano i doveri più sacrosanti. Forse che il vostro Dio non ha diritto ad avere una parte del vostro tempo? Forse che può essere cosa arbitraria, assistere ed offrire il santo Sacrificio della Messa, almeno alla domenica? Non si è scelto forse, il Signore, un giorno tutto per sé, affinché gli uomini si ricordassero da chi hanno avuto la vita e del perché di questa unione dell'uomo con Dio? Quanta trascuratezza e quanta incertezza è dato di vedere. Molti si dicono miei seguaci e poi dimenticano i più elementari principi della vita cristiana. Altri fanno proprie teorie o una pratica di vita improntate a valori puramente materialistici: credono di poter tranquillamente servire a Dio e a Mammona, anche se non dicono esplicitamente ciò che pensano nel loro intimo. Molti altri si dicono credenti finché hanno interessi da salvaguardare, ma appena si accorgono che vien meno quel vantaggio su cui contavano, non esitano a dire: «È meglio che Gesù e la sua legge se ne vadano lontano da noi». Ricordate, figli, quel giorno in cui mi fu presentato un indemoniato? Aveva in corpo una legione di demoni, che mi supplicarono di non cacciarli lontano da quel luogo. Vedendo una mandria di porci, ordinai che i demoni entrassero in loro. Subito quei porci si buttarono in mare e morirono. Avrebbero potuto essere gioiosi quegli abitanti e rallegrarsi per aver visto un miracolo tanto grande. Invece no: mi pregarono di partir subito da quel luogo, per timore che altri demoni danneggiassero i loro interessi. Così fanno ancora certi cristiani, i quali mi amano, solo se tutto va a gonfie vele. L'abbandono degli amici, fu ed è la sofferenza maggiore di colui, che voi potete chiamare il Divino Prigioniero del tabernacolo. Io sono sempre uguale a Me stesso, sempre il più munifico Padre per voi e per tutti, ma pochi sono coloro che hanno per Me una vera amicizia. A chi vi fa, anche un piccolo dono, voi dite grazie e mostrate la vostra riconoscenza. A Me, che vi dò tutto: quanti tradimenti, quanto abbandono! Voi mi direte: «Il mondo è pieno di delitti e Tu, Gesù, ti perdi ad osservare le inezie di quanti ti seguono con una fedeltà men che perfetta!». Ditemi voi, mamme: non è vero che se il figlio per il quale nutrite predilezione, vi fa anche un piccolo sgarbo, voi lo notate più facilmente di quello che potreste ricevere da un vostro vicino o da un altro figlio, da cui abitualmente ricevete offese? Mi capite, vero? E voi potete riparare la freddezza, l'incuranza, l'indifferenza e la ricerca dell'interesse personale di tanti, con la vostra attenzione, con la corrispondenza alla grazia e col vostro disinteresse materiale, che vi fa cercare le cose di Dio, solo per amore di Dio. Vi ricordo ancora il Vangelo, perché su di esso dovete forgiare la vostra vita. Dopo avere chiamato i Dodici, che dovevano esercitare l'apostolato su larga scala, Io scelsi molti altri, che chiamai discepoli. Ordinai ad essi che andassero a due a due, per campagne e paesi e portassero la mia Parola, cacciassero i demoni, ungessero i malati con olio e li guarissero. Dissi ancora ad essi: «Andate, senza sacco e senza bisaccia e con una sola tunica». Volevo che i miei discepoli fossero staccati da ogni bene materiale e questo distacco fosse il simbolo di quella rettitudine d'intenzione, che deve dirigere le azioni. Dissi anche: «Su chi non vorrà accogliervi, scuotete la polvere dei vostri calzari». Con questo non intendevo dire che dovessero imporre ad altri la loro volontà, ma volevo indicare quanto sia pericoloso rifiutare la luce, indietreggiare davanti alla chiamata e non accettare il dono d'amore, che è la fede. Ora ecco, anche voi siete miei discepoli. Anche a voi Io dico: Andate, seminate, parlate, insegnate, invocate la luce e diffondetela. È dono ciò che ricevete e ciò che date. A chi vi accoglie, arrivi la mia benedizione. A chi vi rifiuta, dite pure: «Ciò che noi vi doniamo non è nostro. Il Signore non parla invano». E pregate! Preparate la vostra azione con molta preghiera perché, solo portandomi in voi, avrete forza e la vostra parola sarà efficace. Vi benedico, figli. Ringrazio tutti coloro che si occupano, in ogni modo, per far conoscere queste parole. Benedico tutti e vi chiamo, non solo discepoli, ma apostoli prediletti. Vi benedico tutti. Portate nelle vostre famiglie la benedizione del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo e di Maria. Siamo sempre con voi!

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