Presente nel dolore dell'uomo

 


22 Gennaio 1976.

Figli diletti, sono qui con voi. Sono Gesù, vostro redentore. Voglio oggi parlarvi della mia presenza redentrice nel mondo. Vi ho detto di essere presente nella divina parola e nelle anime, ma non posso tacervi quanto sia reale la mia presenza mediante il dolore.

È vero che con la S. Messa si rinnova costantemente il sacrificio del Calvario e che io soffro misticamente, ma realmente, tutte le pene della passione; ma come posso realizzare per tutte le anime la salvezza se gli uomini rifiutano il mio dono d'amore?

Il Corpo mistico, di cui fanno parte, oltre alla Chiesa cristiana cattolica, anche quelle Chiese che, vivendo nell'amore di Dio e del prossimo, sono unite all'anima della Chiesa, ha una possibilità di collaborazione mediante il dolore.

Come vorrei farvi capire il pregio della sofferenza come completamento della mia passione! Molte volte entrate negli ospedali o nelle case dove gemono gli infermi e non trovate che malcontento e spesso disperazione. Si guarda il dolore solamente come un castigo e si vorrebbe eliminarlo dalla faccia della terra. È un'assurdità ciò che si chiede, e certamente non sarebbe valsa la pena di avervi mostrato con l'esempio il valore del soffrire. È pur vero che fin dall'inizio del mondo Dio avrebbe voluto la felicità per tutti, se si fosse vinto il peccato; ma col peccato entrò la malattia, il dolore e la morte.

Io fui mandato dal Padre a riparare e potei farlo, poiché prima di essere l'Uomo del dolore fui caricato dei peccati di tutta l'umanità.

Ma intanto continuamente si pecca e continuamente occorre riparare. Ogni anima dovrebbe sentire in se stessa una certa responsabilità dei peccati di tutti e perciò dovrebbe accettare una parte di sofferenza.

Se il bene che si compie in una città ha il potere e la forza di espandersi così da raggiungere le zone più lontane, altrettanto il male con grande forza si comunica e si dilata. Se di un bene personale tutti possono gioire, del male, comune deve essere il soffrire.

Se per ogni anche piccola sofferenza voi saprete dire il vostro grazie e vi sentirete di essa meritevoli e saprete offrirla al Padre come riparazione, ne verrà certamente un vantaggio spirituale a moltissime anime.

Come dovreste apprendere questa lezione e farla vostra, così da tramutare in mezzo di penitenza tutti quei mali che vi affliggono nella mente, nel cuore e nel corpo! Se voi saprete vivere così, vi sarà molto facile dire parole di conforto a coloro che soffrono.

Quando le pene morali colpiscono una famiglia e particolarmente i genitori, si pensa di correre subito ai ripari e si interrogano sacerdoti e laici per ottenere aiuto. Quanto sarebbe più utile l'offerta taciturna del proprio dolore per la salvezza delle anime.

Quando nelle contrarietà, nelle incomprensioni e nelle difficoltà della vita si trovano delle barriere per il bene che si vorrebbe fare, quanto sarebbe utile l'offerta silenziosa del proprio dolore per valorizzare i desideri di bene e renderli efficaci.

Quando un male fisico o spirituale arriva come conseguenza di un errore commesso, quanto è più utile riconoscersi colpevoli e riparare con tanta umiltà per ottenere quelle virtù che forse vi mancano.

Così, nelle relazioni sociali, il male subito, i comandi dei superiori accettati, offerti per il risanamento della società, quanti frutti di grazia porterebbero a tutti. È vero, ci sono i refrattari, i ribelli, ma vi sono anche coloro che in buona fede subiscono le idee altrui e si lasciano portare al male.

Il dolore offerto e sopportato con serenità è come una preziosa catena di salvataggio che voi gettate e che attira le anime.

Certamente vi sembra molte volte strano che il Signore, Dio di bontà e di misericordia, permetta nel mondo tanti cataclismi e tante sciagure.

Vi sono infatti molti che con facilità asseriscono che, se Dio esistesse e fosse veramente buono, impedirebbe i mali gravi che affliggono le sue creature.

Dio non vuole l'afflizione, figli miei, ma non vuole nemmeno il peccato e, se l'uomo persiste in esso, deve persistere anche la conseguenza. Avviene però che molto spesso pagano i buoni per i malvagi.

Io fui l'innocenza personificata, mia Madre la piena di grazia, i santi diedero esempi di fortezza, di fede e di bontà e tutti fummo sottoposti al dolore.

Il giusto è colui che può pagare; ma che sono mai le sofferenze della terra in confronto alla ricompensa preparata agli eletti del cielo? Vorrei che tutti voi vi sentiste colpevoli di tutti i peccati del mondo, così da ammirare e ringraziare la giustizia divina quando vi percuote.

Figlioli, la mia parola non deve generare in voi che gioia e pace e questi frutti della grazia di Dio voi dovete comunicarli agli altri perché nel mondo vi sia meno disperazione.

Gli ospedali che chiamate case della sofferenza devono essere case dell'amore.

Le vostre case devono essere come il nido, dove tutti i membri, dedicandosi reciprocamente, trovino aiuto in tutte le necessità.

Io vi chiamo miei collaboratori, i miei araldi e vi benedico dicendovi: Amate la croce, segno di salvezza.

Arrivederci, figlioli, vi abbraccio e vi stringo al mio cuore.

Commenti

Post popolari in questo blog

Crocifissi per amore

Il battesimo vi impegna

Il mistero della Trinità