Fedeli alla missione
30 Ottobre 1975
Figli a me tanto cari, sia pace a voi e grazia e benedizioni senza fine. Siete venuti per consolarmi e per riparare gli innumerevoli sacrilegi che si commettono nella mia Chiesa ed io vi ringrazio.
La vostra preghiera scende sulle ferite provocate al mio corpo come un prezioso balsamo, come un delicato unguento.
Sarete ricompensati da me ogni volta che con pensiero delicato, pieni di fede e d'amore, vorrete fare riparazione. Non c'è più limite nei sacrilegi ormai, e non parlo solamente delle profanazioni fatte all'Eucaristia nello scassinare i tabernacoli e gettare a terra le ostie consacrate, ma anche delle molte profanazioni che i sacerdoti stessi fanno mettendo i tabernacoli nell'angolo più remoto della chiesa e persino in luoghi indegni, adducendo il motivo che io amai la povertà.
È pur vero che amai la povertà, ma non disdegnai l'omaggio fattomi dalla Maddalena, quando ruppe un vaso di prezioso unguento per cospargere il mio capo e i miei piedi. Era un atto di fede e d'amore, come vorrei che fosse un atto di fede e d'amore quello che fa circondare i tabernacoli di tutto il mondo di quel decoro e di quelle cose pregiate che rappresentano le vostre virtù.
Manca la fede nella mia presenza, manca l'amore all'Eucaristia, perciò si nega la mia presenza nel mondo e si dà all'amore del prossimo il primo posto, quasi che Dio non esistesse o fosse relegato nell'alto dei cieli.
Se poi fosse vero l'amore per i fratelli, Dio potrebbe goderne; ma purtroppo sono atti che non portano ad elevazioni spirituali quelli che si compiono, così da rimanere sterili o dannosi.
Ma vi posso dire che, oltre a questi atti sacrileghi contro l'Eucaristia, i tabernacoli ed i fratelli, vi sono i numerosi sacrilegi che si commettono ricevendo la santa Comunione in peccato mortale.
È pur vero che sono invitati tutti i fedeli a cibarsi di me, ma non deve mancare l'abito nuziale della grazia, se non si vuol correre il rischio di essere buttati fuori, cioè di non aver parte al banchetto eterno.
Fate bene a riparare dovunque: in chiesa con il vostro contegno rispettoso, con le vostre Comunioni ben fatte e in casa vostra unendovi col pensiero a Maria, prima riparatrice, e agli angeli che instancabilmente circondano l'altare del Signore.
Ora vi voglio accennare ad un piccolo brano del Vangelo a vostra istruzione. Voi sapete che il Vangelo è sempre d'attualità e che ogni passo può essere applicato alla vostra vita.
Orbene, io ero a Gerusalemme e andavo esercitando la mia missione: convertendo, sanando i malati nel corpo e predicando, quando vennero da me alcune persone che m'invitarono a lasciare la città, perché dicevano: "Erode ti cerca per farti morire". Io risposi che avrei continuato per la mia strada, poiché un profeta non poteva morire fuori di Gerusalemme.
Permettetemi che vi faccia riflettere sul mio comportamento perché possiate trarne esempio. Molte volte nella vostra vita avete dei ripensamenti e siete tentati di cambiare rotta. Forse vi pentite della strada che avete scelto. Credevate di trovare serenità e pace e vi accorgete che non vi sono che tribolazioni. Entra in voi una desolazione: tutte le vostre aspirazioni, i vostri sogni sembrano sciogliersi come la neve al sole.
Questo è il momento buono di dire: "Continuo per la mia strada".
Se la tentazione si fa più forte e pare che ciò a cui aspirate sia la soluzione di tutti i vostri problemi, non fidatevi. Se lasciate di vostra scelta quella vigna in cui siete entrati, vi succederà come a quei vignaioli che, tornando, il padrone trovò che danzavano e cantavano e li condannò.
Vorrei in questo momento rivolgermi a quelle spose e a quegli sposi che lasciano la loro famiglia perché è divenuta insopportabile: trovano sempre un nuovo motivo per giustificarsi; ma intanto, per una gioia effimera, rinunciano alle gioie pure che derivano dalla pace della coscienza e dalla sicurezza di compiere il proprio dovere.
Così vorrei potermi rivolgere alla gioventù che, assetata di novità e di felicità, non curandosi delle sofferenze che semina attorno, si allontana dalla famiglia, dalla scuola e, cedendo alla tentazione, va in cerca di fortuna fuori del proprio campo.
È vero che molte volte possono essere anche le persone della chiesa, le persone buone, che vi vogliono distogliere dal bene; ma che cosa dovrete fare se non esaminare bene la vostra coscienza e vedere ciò che vuole da voi il Signore?
Il compimento del proprio dovere per amore di Dio santifica le anime, che trovano sulla loro strada, cioè nella propria vita, tutti quegli aiuti che sono indispensabili. Se la vostra volontà vi porta fuori di strada, come potreste essere aiutati e sostenuti?
Figli diletti, rimanere al proprio posto significa essere all'ubbidienza della Chiesa, essere cioè dei buoni cristiani, buoni sacerdoti, buoni religiosi, buoni genitori. La Chiesa è la sposa di Cristo ed è la barca di Pietro: ubbidire alla Chiesa è voler osservare non solo gli articoli del Credo e accettarli come codice divino, ma anche osservare i Comandamenti di Dio che impongono una morale.
Siate perciò timorosi di cedere alle lusinghe e alle minacce che vi possono venire tanto dall'esterno che dall'interno del vostro cuore. Rimanete fedeli a colui che vi ha scelto come operai della sua vigna. Io vi benedico tutti, ad uno ad uno. Arrivederci.
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