Sono morto sulla croce per te

 


15 Febbraio 1975

Figli diletti, sia pace a voi, alle vostre famiglie, alle vostre congregazioni, a tutta la Chiesa e al mondo. Questo è il mio desiderio: che gli uomini tutti possiedano dentro di sé quella pace ed armonia che gli angeli e i beati godono nel Cielo.

Figli, sono il vostro Gesù qui in mezzo a voi, vivo e vero. Sono qui come un giorno nelle vie della Palestina e a voi, come agli amici di Betania, come ai miei apostoli e discepoli, come alle folle assetate della mia parola e soprattutto come alla Madre mia immacolata, posso aprire il mio cuore e rendervi partecipi dei miei segreti e desideri.

I miei segreti, figli, non sono altro che testimonianze d'amore. Vi amo, sì, vi amo con un amore senza misura e la mia sofferenza più grande è quella di non essere capito nel mio amore. Voglio ripetere ad ognuno di voi una verità che non può essere smentita.

Ad ognuno posso con sincerità dire: ricordati che sono nato, vissuto e sono morto sulla croce per te, perché ti voglio salvo in cielo. Là il Padre ti ha preparato un posto, là t'incontrerai e farai parte della famiglia degli eletti.

Non vi è amore più grande di quello di colui che dà la vita per il fratello. Questo io ho fatto per ciascuno di voi.

Ho fatto tutto? No! Ho voluto, dopo il sacrificio cruento, lasciarvi un sacrificio incruento, perché voi poteste dire ad ogni istante: "Gesù mi ama, fino a morire sulla croce per me".

Ma vi è un altro modo col quale vi dimostro il mio amore. Voi solete dire ai bambini che attirano il vostro affetto: "Ti mangerei! ". Ed io mi sono fatto piccolo per lasciarmi mangiare, non solo, ma a coloro che si fanno piccoli per mio amore io ripeto quel: "Ti mangerei", cioè: "Ti unisco a me e faccio una perfetta unione del tuo corpo col mio".

Vi assicuro che un desiderio infinito mi porta verso gli uomini tutti, per cui ardentemente desidero che mi ricevano nella Comunione. Ma permettetemi che vi dica ancora con il cuore in mano quale ardente desiderio lo fa palpitare e gemere.

Io amai ed amo la Madre mia come nessun figlio potrà mai amarla. Essa è la creatura più eccelsa uscita dalle mani di Dio. Non un'ombra di peccato è in lei, non la più piccola imperfezione. Tutto in lei è bontà, è misericordia, è amore.

Ebbene, uno dei più grandi miei desideri è che tutti gli uomini della terra, buoni o cattivi, tutti si rivolgano a questa Mamma impareggiabile e la amino veramente.

Ogni figlio desidera che la propria madre sia onorata e Dio, per avvalorare questo desiderio, stabilì fin dall'inizio del mondo il comando: "Onorerai il padre e la madre". Questo comando è per me, Figlio di Dio, un impegno, cosicché, a tutti coloro che lo mettono in pratica io concedo non soltanto doni materiali, quale la lunga vita che era promessa a chi osservava il comandamento, ma grazie spirituali a non finire.

Ella è la mediatrice di tutte le grazie, la dispensiera dei celesti favori, cosicché se qualcuno, pur essendo caduto miseramente in peccati anche gravi, si rivolge a lei, trova la porta per entrare nel cuore di Dio.

Questi miei segreti e desideri io desidero che li facciate vostri.

Se vi capita di avvicinare anime che hanno perduto fede e morale a cui difficilmente potrete far capire il mio amore, parlate della Mamma buona, che, pur essendo invisibile agli occhi del corpo, possono vedere facendo uno sforzo di volontà, e dite che nessuno sarà portato alla disperazione se saprà attaccarsi a lei.

Dite a tutti che ancora una volta per mezzo di questa donna di eccezionale grandezza il Signore entrerà nel mondo.

Oggi molti festeggiano il carnevale ed altri, che pure hanno iniziato la Quaresima, si danno alla pazza gioia. Voi siete qui e volete riparare e, vorrei anche dire, pagare per tutti.

Il problema del dolore è per molti insolvibile; ma voi alla mia scuola e a quella di Maria lo avete capito. Di questo vi ringrazio.

Lo so che la sofferenza fisica e morale ripugna alla natura umana. Ma voi, che nella pratica di una vita di pietà sentita godete di una gioia spirituale profonda, avete imparato ad accettare la croce e a benedirla. Io vi ringrazio. Sappiate che mi dimostrate più amore con una giornata di sofferenza offerta che in una vita intera di gaudio.

Sì, offritemi le vostre pene e siate generosi. Non vi dico di lasciarvi mettere in croce come Pietro con la testa in giù; non vi dico di farvi girare sulla graticola come Lorenzo; ma vi dico: fate della vostra vita un'offerta continua, momento per momento, con serenità, senza piagnistei, con amore.

Si diventa eroici non in un momento, ma abituando il proprio corpo a quella sottomissione e a quella lotta che fanno di esso uno strumento di santità.

Vi voglio tutti santi, cioè tutti eroi, tutti disponibili alla volontà di Dio, che è quella della vostra perfezione.

Non siano vane le mie parole. Siete anelli di una grande corona. Siete membri di cenacoli di preghiera, siete missionari che lavorano nelle quinte, siete infermieri e infermiere di ospedali e di malati, siete miei ministri o anime consacrate: non importa quale sia la vostra denominazione, io vi chiamo anime privilegiate, amici miei. Siete dei chiamati.

Matteo, chiamato da me al mio seguito, sedeva allo sportello delle tasse. Venne con me e mi portò a casa sua e imbandì un banchetto per farmi festa.

Io ho chiamato voi: invitatemi a casa vostra, fatemi entrare profondamente nella vostra vita. Ci sarà qualcuno che mormorerà di voi, come di me e di Matteo, ma non importa. È necessario capire le cose di Dio, praticarle e diffonderle. Tutto il resto è nulla.

Figlioli, vi benedico tutti. Vi domando l'offerta totale del vostro cuore per mezzo di Maria.

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