In aiuto agli indigenti

 


20 Febbraio 1975

Figli diletti, sono qui con voi e faccio della vostra preghiera una preziosa offerta al Padre. Sono Gesù, divin maestro.

Desidero oggi riferirmi all'anno giubilare e darvi un insegnamento che vi aiuti a renderlo veramente "anno di grazia".

Vi riporto nelle terre della Palestina, il giorno in cui moltiplicai due pani e pochi pesci fino a nutrire con essi una folla sterminata. E vi parlo della mia presenza nell'Eucaristia, in cui mi faccio cibo e bevanda per tutti gli uomini.

Se la moltiplicazione dei pani e dei pesci poteva significare l'Eucaristia, ambedue stanno a parlare chiaramente della bontà di Dio, che è per le sue creature provvidenza infinita.

Dio opera però continuamente miracoli sotto l'occhio dell'uomo, che molte volte gode di immensi benefici senza rendersi conto di essi e senza sentire il dovere di ringraziare.

Quel Dio, che fa sorgere il sole e dona alla terra fecondità, che dona all'aria l'ossigeno di cui l'uomo necessita e che provvede con ciò alla sua esistenza, ha pensato da tutta l'eternità e ha realizzato con la redenzione quell'aiuto spirituale e morale, quel conforto e quella gioia che derivano dai sacramenti.

Così ogni creatura, cercando e amando il suo Creatore, trova in lui l'abbondanza dei suoi doni. Vi sono però anime che, per diversi motivi dovuti alla famiglia e alla società oltre che a loro stesse, non sanno risalire alla fonte di ogni bene e si dibattono nella ricerca di luce, di conforto e di pace. Cercano queste cose dove non è possibile trovarle e cercano il benessere materiale solo nella loro attività e nel proprio lavoro. Succede perciò che, mancando quei requisiti necessari per poter lavorare e produrre e mancando forse il lavoro, cadono nello sconforto.

Sono costoro quella categoria di persone che io desidero aiutare e voglio aiutare per mezzo vostro.

Se la moltiplicazione dei pani rappresentava la divina provvidenza, la vostra carità deve essere come il prolungamento di essa. Non ditemi che non avete mezzi, poiché nessuno è così povero da non aver nulla da dare. Non pensate che io mi riferisca solo a quelle cose materiali, di cui tutti hanno bisogno, ma che sono secondarie come valore. Insisto invece su tutto quello che è vero dono, che elevando la mente e dando calore al cuore lo rende felice di vivere. Parlo con ciò del dono di amore di cui potete arricchire chiunque passi sulla vostra strada.

Se volete però dare l'amore, dovete dare qualche cosa di voi: date la vostra attenzione nell'ascoltare le loro pene, date il vostro tempo di cui disponete, insegnando ad utilizzarlo nella preghiera, nel parlare di Dio e delle sue opere.

Gli apostoli mi diedero ciò che possedevano perché io potessi sfamare una turba di persone e voi date ciò che potete perché il vostro prossimo, figli di Dio come voi, possa avere ciò di cui necessita.

Io vi chiedo il pane: saranno lebbrosi sfamati ed aiutati, saranno poveri riscaldati e nutriti.

Vi chiedo aiuto e vi dico: siate generosi. Non guardate alle apparenze. Ciò che fate ad ognuno che necessita di aiuto, lo fate a me.

Quando distribuii quei pani e quei pesci nessuno rimase scontento e nessuno ne fu privato, anche se diverse erano le figure fisiche e morali di ciascuno.

Desidero che quest'anno giubilare veda rifiorire le opere di misericordia corporali in tutto il loro splendore.

Siate provvidenza di Dio, figli miei, e tutto sia fatto nel suo nome e per la sua gloria. Non state a pensare ciò che dirà il prossimo, che potrà lodarvi o biasimarvi. Siate provvidenza per tutti, come io lo sono nell'Eucaristia.

Alcune persone vivono nel corpo solo ricevendo la Comunione quotidiana; ma chi mi riceve con le dovute disposizioni, vive e cresce nella vita spirituale.

Voi col vostro invito, col vostro amore, con la vostra preghiera portate anime accanto a me. Quel conforto che voi ricevete, quella gioia che inonda la vostra anima, distribuitela. Fatemi onore, fate che tutti capiscano come la vostra vicinanza al fuoco divino riscalda il vostro cuore, così da renderlo particolarmente sensibile ai bisogni altrui.

Non illudetevi di poter convincere parlando di voi: no, dovete vivere di me, per parlare di Dio.

Quella provvidenza che aiuta voi a vivere e a credere e a sperare, deve riflettersi nella vostra gioia, nella vostra giustizia ed onestà, per cui tutti abbiano a credere.

Così, in uno spogliarsi continuo del vostro "io", del vostro amor proprio e anche di tutto ciò che non vi è strettamente necessario, e perciò superfluo, sarete quei veri poveri che vi ho detto saranno eredi delle ricchezze del cielo.

In alcune famiglie, molte famiglie, manca la pace perché manca il pane.

In altre famiglie c'è la malattia perché mancano i mezzi per potersi curare. Alcuni mancano di casa, di lavoro, di tutto.

Questa diversa distribuzione del benessere che regna nel mondo può non essere colpevole, ma nella mente di Dio voluta e giustificata solo se chi possiede beni si fa provvidenza e viene in aiuto agli indigenti con tutti i mezzi.

Fate così! Fate così poiché il giudizio di Dio sarà terribile: 'Va' nel fuoco eterno, poiché avevo fame, sete, fui ignudo, e tu non mi hai assistito!".

Vi benedico tutti con larghezza di cuore e desidero vedere i frutti delle mie parole in una generosità senza limiti.

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