Un re pronto a perdonare
6 novembre 1977
Figli diletti, apostoli del mio amore, non vi dispiaccia che io stesso vi parli della mia regalità e che vi dica quanto è importante che essa sia riconosciuta dagli uomini, così come viene riconosciuta dal Padre mio e da tutti coloro che formano la corte celeste.
Io, come Dio, sono re del creato, poiché nel mio nome furono create tutte le cose, ma la mia regalità è anche nel senso umano, poiché ero discendente di Davide, che fu re del popolo ebreo.
La regalità, intesa come la supremazia e il potere sulle creature umane, sarebbe però ben poca cosa e, come tutte le cose umane, sarebbe destinata a tramontare.
A Pilato, davanti al quale ero stato trascinato con l'accusa di essermi fatto re, quando mi chiese: «Sei tu re?», io potevo rispondere con sincerità: «Sì, lo sono, ma il mio regno non è di questo mondo».
Io desidero avere lo scettro del comando sopra le anime che dal Padre mi furono affidate e che io riconquistai alla vita eterna col sacrificio della mia vita.
Sono le anime la mia conquista, devono essere le anime la mia corona di gloria, il mio trofeo.
Quando venni sulla terra, confermai il popolo ebreo in quella fede che era stata affidata ad esso, come popolo eletto, e, fondando la Chiesa, diedi agli apostoli l'incarico di andare per il mondo e di predicare la buona novella a tutti gli uomini.
Il Vangelo doveva essere annunciato in ogni angolo della terra, perché dovunque dovevano sorgere i miei sudditi, a cui additare la mia vita come modello e la mia gloria come conquista.
Dovunque si conosce il mio nome, le anime si affiancano a me per combattere la battaglia della vita, difendendo la bandiera della fede e osservando quella legge divina che è fatta d'amore.
Ma come nel popolo ebreo, depositario della mia dottrina, vi furono molti che si videro sottratto il prezioso tesoro, perché rifiutarono di accettare con umiltà di cuore la verità, così oggi molti miei seguaci rifiutano la fede e preferiscono l'idolatria, rifiutano la verità per credere alle favole, così che il prezioso tesoro della fede, tolto ad essi, è affidato ad anime semplici, a popoli poveri, che più di quelli lo sanno apprezzare.
Figli, temete il Signore che passa. Temete di perdere ciò che deve essere per voi vita e forza. Temete che quei talenti che vi vengono dati non siano trafficati.
Io vi ho chiamati fin dall'aurora della vostra vita, perché poteste alla fine della vostra giornata ricevere la paga stabilita.
Vi ho fatti miei soldati con il sacramento della Cresima, vi ho dato forza e vi addito la meta.
Non vi ho detto che vi avrei dato una vita tranquilla e senza tribolazione.
Vi ho detto: «Chi mi ama mi segue». E ancora: «Chi vuol venire dietro me, prenda la sua croce e mi segua».
Dove vi porto? Sul Calvario, là dove la soldataglia, tentando Dio, mi diceva: «Se tu sei Dio, scendi dalla croce», mentre la gente si faceva beffe di me, dicendo: «Ha salvato tanti altri, ma non può salvare se stesso».
Sì, i miei seguaci li porto sul Calvario, dove le derisioni, le calunnie, le maldicenze e le persecuzioni continuano. Ma vi porto anche là con il buon ladrone per dirvi: «Oggi stesso sarai con me nel mio regno».
E per facilitarvi la vittoria finale, ecco, vi dò Maria per madre e per maestra.
Io sono re dell'universo, re delle anime vostre, perché questa è la volontà di Dio. Un re che va in cerca del peccatore, un re che perdona i disertori e li richiama, un re sempre pronto a perdonare le infrazioni alla legge, ma che desidera che tutti si ravvedano.
E mia Madre, seduta accanto al mio trono come la madre di Salomone, compie le mie stesse opere con cuore grande e pieno d'amore, per richiamare i sudditi al loro dovere.
Figli, un giorno verrò sulle nubi del cielo: la croce sarà il mio scettro, e il popolo di Dio, che sarò chiamato dal Padre a giudicare, sarà formato da sudditi fedeli ed infedeli.
Io vi vorrò ripetere con infinito amore: «Venite, benedetti dal Padre mio, a ricevere il premio che vi è stato preparato per la vostra fedeltà».
Che cosa vi impone la mia legge? Di amare Dio al di sopra di ogni cosa e di amare il prossimo come voi stessi.
Fare ciò non vi è difficile, se con la preghiera e i sacramenti vi premunite dei mezzi necessari per combattere le passioni, il mondo e il demonio, i tre acerrimi nemici dell'uomo.
Vi sono difficoltà comuni a tutti, nel mondo, e vi sono difficoltà individuali e particolari, ma Dio, che nella sua immensità riempie di se l'universo, può e vuole essere tutto per ciascuno.
Non gli è nascosto il sospiro del cuore, il pensiero della mente, e non gli sfugge nessun atto della volontà. Egli è la bontà per essenza, e, mandando me, suo Figlio, nel mondo, ha voluto creare il tratto d'unione fra le anime e lui.
Coraggio, fiducia, e anche a costo di soffrire, fedeltà alla maestà di Dio e alla persona del Figlio suo che come re presiede alla Chiesa e come fratello cammina con voi sulla strada che conduce alla gloria.
Vi benedico tutti, figli. Giovani, guardate la vita con occhio sereno; se volete essere al mio servizio, sarete eredi del regno. Anziani, guardate alla vetta e non temete; anche se il lumicino è presso a spegnersi, il faro, che ha illuminato la vostra vita, sarà la vostra luce per l'eternità.
Chi non ha ancora capito l'immensità del mio amore, s'immerga nel cuore della Madre mia: ella gli sarà maestra.
Chi vuol capire meglio i segreti del re, mediti le parole che io vado dispensando: sarà come l'aprirsi di una cassaforte, si scopriranno gioielli senza limite di valore.
A tutti la mia grazia, che vi renda partecipi della mia vita.
Vi amo tanto.
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