Sono il giudice buono
17 giugno 1971
Figli miei, eccomi qui in mezzo a voi. Sono il vostro Gesù di misericordia infinita e sono qui per dirvi ancora una volta quanto è grande il mio amore per voi, per le anime, per tutte le anime da me redente e che desidero siano salve. Oggi vi voglio però accennare ad un momento della vostra vita in cui ricorrete a me come Giudice amoroso e buono, perché, dopo aver ascoltato l’accusa dei vostri peccati, io vi doni per mezzo del sacerdote il mio perdono. Tutti nel mondo temono i giudizi, da qualunque parte vengano. Li temono i ragazzi che devono affrontare la prova degli esami; li temono coloro che, chiamati in tribunale, devono rispondere di qualche malefatta. Vi temete gli uni gli altri, perché il giudizio degli uomini qualche volta vi è necessario, qualche altra vi può nuocere, qualche volta vi porta vantaggio ed aiuto, qualche altra vi porta danno. Ma quando vi accostate al sacramento della Confessione, ottenete un giudizio che sicuramente è a vostro vantaggio. Presso gli uomini, voi vorreste avere sempre un giudizio ottimo e, se vi accorgete di non meritarlo, cercate di ricorrere anche all’inganno pur di essere giustificati. Così fanno anche molti alunni che, non avendo studiato durante l’anno, procurano con l’astuzia e fidandosi della buona fortuna, di riuscire a superare la prova. Così fanno molti cristiani miei seguaci che, pur avendo dentro del marcio e pur conducendo una vita immorale, proprio come i farisei, veri sepolcri imbiancati, aspettano l’approvazione e il plauso delle persone, ostentando una santità che non esiste. Quando però vi accostate a me, vostro Giudice, non è necessario nascondere le colpe o dimenticarle. A me è tutto chiaro, poiché leggo nella profondità del cuore, leggo i pensieri e le intenzioni. Non è ad un uomo, sia pure mio ministro, a cui voi vi accostate, ma è a Dio stesso, che è disposto a perdonarvi tutto e a perdonarvi sempre, aveste anche compiuto i più orrendi delitti. Non avete che da accusarvi interamente, come siete, con tutta quella malizia che non vorreste scoprire nemmeno a voi stessi. Io sono un Giudice severo solo coi superbi che, invece di accusare i loro peccati, cercano di mostrare le virtù, quelle virtù che non possono esistere se non c’è alla base di esse la virtù dell’umiltà. Anch’io fui giudicato dagli uomini e, poiché compivo grandi cose, mi ritennero pazzo; mi giudicarono i capi del popolo che, temendo che io usurpassi il loro posto, mi dichiararono un bestemmiatore e un falso. Mi giudicarono tutti, perché le mie opere le compivo alla luce del sole e tutti le potevano vedere e ammirare. Ma io non temevo questi giudizi. Un solo giudizio era per me degno di stima: il giudizio del Padre che sta nei cieli! Ecco, figli, preparandovi a ricevere il sacramento della Misericordia, dovete anche voi, come me, mettervi sotto lo sguardo del Padre e andare ad accusarvi con quella sincerità con cui raccontereste le vostre colpe ad una persona che di voi sa tutto. Se devo aggiungere una parola, sia questa: ogni volta che un impegno particolare vi mette di fronte agli altri, siano essi superiori o uguali, e dovete o potete ricevere il loro giudizio, pensate all’altro giudizio: quello che avverrà alla fine dei secoli davanti a tutti gli uomini, a tutti gli angeli e a tutti i santi. Quello è l’unico esame e l’unico giudizio veramente importante. Vorrei scendere ad alcuni particolari, per dare ad alcune persone presenti qualche consolazione. Mamme, vi si accusa di essere state delle cattive educatrici? Ebbene, sappiate che il Padre sa tutto di voi. Ha visto i vostri sforzi, le vostre buone intenzioni. Vede le vostre lacrime e il vostro dolore. Non vi rammaricate: ciò che voi avete fatto sarà calcolato dal supremo Giudice, come se i frutti da voi ottenuti fossero i migliori. Anime che avete capito quanto è bello vivere accanto al Signore, dimenticando i godimenti mondani che forse un giorno formavano le vostre occupazioni più importanti, ed ora siete giudicate a causa del mio nome come delle insensate, delle esagerate e delle fanatiche, non curatevi di questi giudizi. Pensate quanto vi è stato detto: “Beati i perseguitati”. Continuate per la vostra strada, e date prova di serenità e di superiorità di fronte a questi giudizi. Così pure voi, figlie mie, che in questo periodo della vostra gioventù vi sentite tanto incomprese e andate in cerca di qualche cosa che possa appagare il vostro cuore, siate serene se nessuno vi capisce. Io, che sono il Re dei cuori, conosco la profondità del cuore umano e, attraverso queste insoddisfazioni, so arrivare alle mie conquiste. Mi basta che questi giovani vengano a me, che mi parlino, che mi confidino le loro pene. Io li attraggo a me e dono loro una forza nuova, un ideale nuovo che li renda capaci di eroismo. Figli, io sono il Giudice buono che, ad ogni vostra accusa sincera, rispondo con un abbraccio amoroso e con doni immensi. Ecco perché in questo momento vi invito tutti a eccitare il vostro cuore a un atto di amore perfetto. Chi oggi si accusa, domani sarà perdonato e giustificato. L’importante è di riconoscersi quali si è, davanti a Dio, e di umiliarsi. Vi benedico, figli, e vi amo tanto.
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