Vincete l'egoismo

 


21 marzo 1974

Figli diletti, riuniti qui nel mio nome per riparare ed onorarmi, siate benedetti! Sono Gesù, Provvidenza eterna degli uomini: desidero rafforzare nel vostro cuore che così facilmente si lascia abbattere dalle preoccupazioni, quella fiducia e quella serenità che, espressione di fede, vi garantiscono la felicità.

Voi siete nelle mani di Dio non come un essere qualunque, ma come figli a cui il Padre è desideroso di dare tutto: i beni della grazia e quelli della natura. Egli, che dà vita all'uomo, non lo abbandona mai a se stesso, ma provvede al suo sostentamento. Così, come nella sua sapienza infinita ha decretato per ogni uomo il nascere alla vita, sa già anche il giorno e l'ora in cui, venuta meno la vita del corpo, continuerà a vivere nell'eternità.

Ogni uomo ha diritto ai mezzi di sussistenza. La provvidenza è nelle mani di tutti, e chi possiede di più deve intervenire verso chi è nella penuria di beni materiali. La carità universale, che deve dirigere le sorti degli uomini, è legge divina a cui non si può venir meno senza offendere Dio stesso.

Alcuni di voi potranno obiettare: «Come potremo andare incontro ai bisogni di tutti, se a stento riusciamo a sopperire ai bisogni di chi ci sta vicino?». Figli, se il Signore vi ha fatto poveri di beni, vi dà però la capacità di toccare il suo Cuore con la preghiera. La Provvidenza arriva a tutti attraverso l'invocazione d'aiuto. Dio ha legato ogni suo bene alla preghiera e pregando è possibile raggiungere le terre più lontane e i bisogni più impellenti di ciascuno.

Avete letto nel Vangelo: «Cercate in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia ed il resto vi sarà dato in sovrappiù».

Quanta pena mi fanno quegli uomini che pensano di costruirsi il loro avvenire contando solo sull'intelligenza, l'avvedutezza e magari l'astuzia, senza rendersi conto di quanto si rivelino fragili le realtà basate sulle semplici forze umane.

Fiduciosi solo di se stessi, non pensano che «invano edifica la propria casa chi non pone Dio a custodia di essa». Fanno conti meticolosi circa le possibilità di moltiplicare i loro capitali: gente di poca fede! Quanto opportunamente starebbe scritta sulle pareti di queste case la frase che fu rivolta al ricco del Vangelo: «Stolto, questa notte stessa tu morirai!».

Sono molti infatti coloro che nel fior degli anni, godendo buona salute, sono passati e passano improvvisamente dalla vita alla morte e al giudizio di Dio. Che cosa porteranno di là queste persone che, nella ricerca del benessere e del piacere, non badano ad ingiustizie e prevaricazioni, lasciandosi guidare in tutto dal loro egoismo?

Figli, non lasciatevi sgomentare da difficoltà umane di ogni genere. Come gli uccelli dell'aria che il Padre celeste nutre e che non si danno pensiero per il domani, vivete alla giornata, senza egoismo e senza vane esigenze.

Quando viene a mancarvi la fede, chiedetela con tutta l'anima perché, se avrete fede quanto un granello di senape, potrete ottenere miracoli. Anche per i bisogni materiali non disperate: la preghiera non rimane senza eco, se fatta in grazia di Dio. Può forse un padre rifiutare il pane al figlio che glielo chiede? Se avrete fede, nulla vi mancherà: questo è certo; se poi doveste sopportare dei sacrifici, sarà ancora mediante la fede che, pur nella sofferenza, troverete la gioia.

Ed ora, figli, in cammino verso la Pasqua di risurrezione, desiderosi di risorgere con Me per vivere come risorti la vostra vita umana, diventate per i vostri simili provvidenza e risurrezione. Aiutatevi a vicenda: vincete quel modo egoistico di comportarvi, interessandovi di più dei bisogni altrui.

Ci sono alcuni che sanno mettere in piazza ogni pena e sanno ottenere compassione ed aiuto. Ma vi sono molti che, nel nascondimento e nel silenzio, soffrono e tacciono. Sappiateli scoprire. Vi sono negli ospedali malati che nessuno visita, che nessuno conosce. Io sono là in attesa di una vostra visita pietosa. Vi sono in molti ricoveri vecchi abbandonati che guardano ogni giorno la porta in attesa che qualcuno vada a portar loro un sorriso e una parola di speranza. Io sono là e vi attendo.

Vi sono molti miei figli che stanno vivendo le loro ultime ore di vita. Talvolta privi di fede, soffrono in modi e misure diverse. Io sono là accanto al loro letto per pronunciare la parola di salvezza: «Lazzaro, vieni fuori».

Forse una visita pietosa, una buona parola, un sorso di acqua benedetta, servirebbe a scuotere quelle coscienze, ad ammorbidire quei cuori. Non siate sordi alla chiamata e, se gli impegni familiari vi impediscono di andare al capezzale dei vecchi e dei malati, andatevi con la vostra preghiera e con tutta umiltà.

La superbia della mente è, in generale, la causa per cui si perde la fede, poiché Dio, che è misericordioso col peccatore, resiste ai superbi. Ebbene, l'esercizio della virtù dell'umiltà mi porti con tanta grazia efficace vicino a quelle anime perché possano salvarsi.

Vi benedico, figli miei, e vi ringrazio per tutto ciò che farete affinché la Pasqua segni una vera risurrezione generale.

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